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mercoledì, 21 Maggio 2025
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Tempi Moderni: intervista a Michele Smargiassi, voce de “la Repubblica”

di Claudia Izzo-

Michele Smargiassi, giornalista e divulgatore, firma de la Repubblica è stato protagonista dell’incontro tenutosi a Palazzo Fruscione, a Salerno, dal titolo “Staccarsi da terra. Philippe Halsman dalla tragedia alla leggerezza”, nell’ambito degli eventi collaterali alla mostra Lampi di genio di Philippe Halsman, il tutto organizzato dall’Associazione Culturale Tempi Moderni.

Smargiassi, giornalista prima de l’Unità poi, dal 1989, del quotidiano «la Repubblica», scrive per quest’ultimo di cultura, società e politica. Appassionato di fotografia sulle colonne di quest’ultimo quotidiano ha dato vita al blog Fotocrazia con il nome di Il Fotocrate. Tiene lezioni e corsi in scuole, università e circoli culturali. È membro del comitato scientifico Sisf, Società italiana di studi di fotografia, del comitato scientifico del Centro italiano per la fotografia d’autore di Bibbiena e del comitato scientifico della Fondazione Nino Migliori di Bologna.

La sua è una vita di  passioni, la scrittura, la fotografia…

“Per 40 anni giornalista per i quotidiani, nutro da sempre una passione personale per la fotografia, Fotocrazia, rinata  come newsletter, sempre sulle piattaforme digitali di Repubblica, una sorta di taccuino di ricerca, un diario, riflessioni, scrittura attorno alla fotografia ed alla cultura visuale. Lo battezzai Fotocrazia perché ogni fotografia richiama un potere.”

Halsman è l’uomo che ha fotografato il mondo mentre salta “perchè la libertà galleggia poche spanne sopra il suolo tanto che basta un piccolo salto per raggiungerla…”

“Halsman è stato tra i più grandi fotografi del ‘900 e basterebbe il fatto che ha pubblicato il maggior numero di copertine di Life e il suo segno distintivo è sempre stato quello della leggerezza. Nel suo lavoro con artisti come Dalì, la sua chiave è l’ironia surrealista, un fotografo della leggerezza forse, perchè nel suo passato c’è un ombra molto forte dovuta all’accusa di parricidio con un processo assolutamente discutibile venato di pregiudizio messo su da un complotto razzista, mentre il mondo si mobilitava per salvarlo. Scontati solo due anni, fu graziato e andò negli Stati Uniti dove diventò un grande fotografo.

Nell’incontro presso Palazzo Fruscione ho cercato di legare queste due epoche interpretando la sua leggerezza come tentativo di staccare i piedi dall’ombra; questo è il salto, un modo per esorcizzare questi traumi del passato.”

Lei che scrive si dedica alla fotografia, è questa, in fondo, un’altra una forma di racconto?

“E’ un modo per raccontare storie  per questo divulgo la cultura fotografica. Con l’avvento del cinema, tv, Netflix, la fotografia ci consente di condividere, non soltanto ciò che sappiamo, ma ciò che vediamo. A volte l’abbiamo sopravvalutata, abbiamo pensato che ci potesse restituire la realtà così com’è, l’abbiamo costretta ad un mezzo di propagazione di emozioni ricollocandola nella genealogia delle immagini fatte dall’uomo.”

Cos’è la fotografia oggi?

“E’ uno strumento di potere; si ha la possibilità di far vedere qualcosa, esercita una influenza su coloro che guarderanno le immagini. Allora ci chiediamo: che reazione vuole suscitare? Perchè ci viene mostrata? I cellulari ci hanno resi tutti potenziali fotografi, ci hanno dato un linguaggio in più condividendo cose viste, non solo cose pensate. D’altro canto, non maneggiata bene, la fotografia può dominarci divenendo elemento di persuasione occulta. Bisognerebbe studiare l’omologazione ed i linguaggi visuali a scuola. Volevo diventare uno storico dell’urbanistica, lavorai su un marchio di cartoline illustrate e mi appassionai alla cultura dell’immagine, poi divenni giornalista e nell’ultimo decennio mi sto dedicando alla divulgazione della fotografia. La passione per le foto ci porta a guardare le immagini, la loro importanza, il valore che hanno. Oggi c’è un paradosso: la pubblicità è un trucco, quelle immagini non parlano a noi da sole ma in un contesto verbalizzato.”

Tempi Moderni ha organizzato come ogni anno una mostra che fa molto parlare di sè…

“A Salerno, con Tempi Moderni, ho trovato una di quelle realtà con valori culturali, intellettuali davvero entusiasmanti. Ho visto competenza, capacità, un progetto, la mostra di Philippe Halsman, presso Palazzo Fruscione a Salerno, di qualità con uno spazio espositivo ben sfruttato che stupisce: non è il solito cubo bianco, è uno spazio culturale molto articolato, una mostra organizzata benissimo, gli amici di tempi Moderni sono bravi e meritano grande attenzione da parte delle istituzioni”

 

Foto di Enza Sola e Valentino Petrosino-Associazione Culturale LAB 147

 

 

 

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