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venerdì, 1 Agosto 2025
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Il murales di Maradona

di Umberto Mancini-

Un’opera di street art è l’opera d’arte più visitata del capoluogo campano

Nel cuore pulsante di Napoli si erge un simbolo che ha trasformato una semplice facciata in una calamita globale: il celebre murale dedicato a Diego Armando Maradona, dipinto su via Emanuele de Deo dall’artista Mauro Filardi nel 1990. Un tributo inizialmente sportivo – nato dalla celebrazione del secondo scudetto del Napoli – che, a partire dal 25 novembre 2020, giorno della morte del campione argentino, si è evoluto in un vero “luogo di culto”.

Secondo le stime diffuse da agenzie di viaggio locali e riprese da testate nazionali, nel corso del solo anno 2023 il murale ha registrato circa 6 milioni di visitatori, piazzandosi al secondo posto tra le attrazioni più visitate d’Italia, dietro soltanto al Colosseo e davanti a siti ben più noti come Pompei, gli Uffizi o il Pantheon.

Numeri così straordinari, seppur basati su stime (dato che non esiste biglietteria né controllo formale), sono stati ricavati mediante elaborazioni georeferenziate e analisi delle celle telefoniche nella zona. L’afflusso massiccio di visitatori ha avuto effetti tangibili sul tessuto urbano.

Unioncamere/Infocamere ha rilevato uno sviluppo delle attività commerciali del +6,5% nell’area di un chilometro quadrato attorno al murale, rispetto al 2021, mentre rispetto al 2019 l’incremento è stato di circa +5,5%. Negozi di souvenir, piccoli bar, pizzerie e strutture ricettive hanno colto l’opportunità, contribuendo a una rinascita economica locale in netta controtendenza con le tendenze generali del centro storico napoletano. Inoltre, anche il diffondersi massiccio dei Bed and Breakfast ha contribuito al successo di un’icona popolare.

Il murale di cui stiamo parlando, oramai, non è solo un pezzo di street art, ma un crocevia tra cultura popolare, passione calcistica e identità collettiva. Visitare “Largo Maradona” oggi significa immergersi in una ritualità urbana: sotto l’immagine di Diego, migliaia di turisti e tifosi lasciano sciarpe, fiori, messaggi, trasformando lo spazio in una sorta di santuario contemporaneo. Sono in molti a storcere il naso di fronte a questo successo ma l’indotto economico che ha generato non ha confronti storici a Napoli.

Gli interventi di restauro (2016 e 2017) hanno preservato il volto del campione rendendo l’opera sempre vibrante e ben curata, confermando il suo valore non solo affettivo ma anche estetico e sociale.

Il fenomeno del murale è parte integrante di una più ampia tendenza di crescita turistica per Napoli. Nel 2024 la città ha superato i 14,5 milioni di visitatori, consolidando il suo posizionamento tra le mete principali del Paese e contribuendo alla destagionalizzazione dei flussi turistici. All’interno di questo quadro, il murale di Maradona ha giocato un ruolo di primo piano, attirando visitatori dedicati e rafforzando la percezione di Napoli come città vibrante e culturalmente viva. Oramai i turisti argentini che vengono in Italia dedicano almeno un giorno del loro viaggio a Napoli e chiaramente al selfie di rito di fronte a questo murale.

Oramai è un volano culturale, un fenomeno turistico e un motore di rinascita per i Quartieri Spagnoli dove è ubicato.

Ma il vero successo (inatteso) di questa opera di street art sta nella presa di coscienza collettiva. L’incremento turistico ha fatto in modo che un nuovo modo di pensare riuscisse a diffondersi in uno strato sociale della città disilluso e sconfitto. Il murale di Maradona ha contribuito al diffondersi dell’idea che un altro mondo è possibile e questo non ha prezzo ma soprattutto è riuscito in un intento in cui istituzioni e politica hanno fallito.

È tutto perfetto? No, il lavoro da fare è ancora tanto, ma qualcosa è partito con il piede giusto. Un successo popolare voluto dai social e dagli influencer? Ben venga se i risultatati sono quelli a cui assistiamo e che in questo momento storico sono sotto gli occhi di tutti.

 

 

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