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domenica, 19 Maggio 2024
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La Venere delle macerie

di Graziella Di Grezia-

L’ episodio che è avvenuto è figlio del suo tempo, il senso di effimero di un evento o di un’ opera è legato alla sua durata.

Tutto quello che ci interessa, in fondo, non è l’ evento in sé quanto la differenza tra il prima e il dopo; l’ impossibilità a ricreare una condizione che esiste per poco tempo e scompare in altrettanto poco tempo.

Un pò come le relazioni, che vivono delle ore e non più dei mesi o degli anni e soprattutto della progettualità che viene a mancare perché conta soltanto l’ hic et nunc. Perché la precarietà del futuro non ci pone nella condizione di programmare o di vedere un pò più a lungo.

La generazione precedente riusciva a  programmare, progettare, sognare. Questa generazione vive il presente come l’ unica condizione possibile, senza guardarsi indietro, o peggio ancora, aVanti. La precarietà lavorativa, familiare, professionale, economica e non ultima di salute ci induce a vivere un eterno presente che verrà sostituito non da un futuro, ma da un ulteriore presente.

La Venere degli stracci che era un monumento che anteponeva come realtà fisica un presente di stracci ad un passato d’arte, oggi non c’è più. Chi l’ ha vista, ha potuto apprezzarla, giudicarla; chi non lo ha fatto, non potrà più farla.

Tutto questo mi ricorda l’ Opera di Bansky, che si autodistruggeva al termine dell’ asta o al contrario la Tour Eiffel, che avrebbe dovuto essere smantellata al termine della Fiera, ma che è rimasta fino ad oggi.

Che il cuore napoletano possa aver agito per distruggere l’opera, appiccando un fuoco all’ alba di una mattina d’ estate, sarebbe denigratorio per un popolo d’amore (per dirla alla De Crescenzo).

Preferisco immaginare o illudere la mia immaginazione che sia stato lo stesso artista a far “stridere la vampa” per restituire il concetto di unicità e di irripetibilità dell’ opera.

Ciò che rimane, al posto del cumulo di stracci, è soltanto un cumulo di macerie che, in modo consapevole o inconsapevole, sono l’espressione della precarietà del tempo attuale e dell’ assenza di un’ eredità d’arte da trasmettere alle generazioni future.

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