di Umberto Mancini
Dai “vicoli bui” alla rinascita culturale
Un tempo simbolo del degrado urbano e dell’abbandono istituzionale, i Quartieri Spagnoli di Napoli stanno vivendo una rinascita silenziosa ed importante che fa da traino all’innegabile crescita economica della città e di tutto l’Hinterland. Dove negli anni Ottanta dominavano disoccupazione, criminalità e marginalità sociale, oggi si respira un’aria nuova, fatta di turismo consapevole, arte diffusa e progettualità dal basso. A guidare questa trasformazione, due realtà in particolare: Vicoli Project e la Fondazione Foqus.
Vicoli Project nasce come progetto culturale che racconta il quartiere attraverso gli occhi di chi lo vive. Murales, installazioni, opere permanenti e performance hanno preso il posto dei vecchi segnali del disagio, restituendo identità e orgoglio a una comunità che per troppo tempo è stata stigmatizzata.
I “Bassi”, un tempo simbolo di degrado, si sono trasformati in un’attrazione fatta di residenze turistiche e locali commerciali a cui i turisti mostrano interesse.
Ma la svolta vera si è avuta con “Foqus – Fondazione Quartieri Spagnoli”, un centro culturale e formativo sorto nel 2014 negli ex spazi dell’Istituto Montecalvario. Qui oggi trovano posto scuole, laboratori d’arte, start-up, mostre e coworking. È il cuore pulsante della nuova economia del quartiere: un modello di rigenerazione urbana che non espelle i residenti, ma li coinvolge e li valorizza.
Il diffondersi dell’ospitalità diffusa, la loro posizione strategica, a due passi da via Toledo, hanno fatto la differenza. I murales dedicati a Maradona, Totò e Troisi attirano visitatori da tutto il mondo, ma il cambiamento vero si misura nella quotidianità: nuove attività commerciali, maggiore sicurezza, senso di appartenenza ma soprattutto la consapevolezza che un’altra strada è possibile.
Chiariamo da subito che non tutto è perfetto come può sembrare: motorini controsenso, caos diffuso, e soprattutto la perenne sensazione che tutto questo bel castello possa crollare da un momento all’altro, fanno capire che il lavoro da fare è ancora molto.
Ma una luce è stata accesa in un luogo buio dove sembrava impossibile che il sole potesse arrivare.
Non si tratta di una favola né di un miracolo, ma del frutto di un lavoro collettivo durato anni, che dimostra come la cultura – quando sostenuta e condivisa – possa davvero trasformare un territorio.
Ad oggi, che piaccia o meno, il murales di Maradona a via De Deo è il sito più visitato della città. Ma questo è un altro aspetto del problema di cui parleremo prossimamente.
Foto a cura di Umberto Mancini